Il "realismo terminale"...
Il realismo terminale è un movimento, di poeti e non solo, che si ispira all’omonimo manifesto pubblicato da Guido Oldani nel 2010. Alla stampa di quello scritto, circolato anche negli Stati Uniti e in altri paesi, è seguito un dibattito su giornali e riviste letterarie. Dal convegno di Cagliari del 2012, momento culminante del Festival dei “Traghetti di poesia”, è uscito un secondo libretto, La faraona ripiena, a cura di Giuseppe Langella ed Elena Salibra, che ha visto il concorso di medici, matematici, filosofi, antropologi e psicanalisti, oltre che di poeti e critici, impegnati a discutere, dai rispettivi punti di vista, le tesi del “realismo terminale”. Nel 2013, all’interno di “Bookcity”, si è svolto un secondo convegno, a Milano, con la partecipazione anche di giovani laureati che hanno cominciato a studiare il fenomeno.
Nel 2014, infine, in occasione del Salone del Libro di Torino, è stato lanciato il manifesto che qui di seguito si riproduce
Il realismo terminale è un movimento, di poeti e non solo, che si ispira all’omonimo manifesto pubblicato da Guido Oldani nel 2010. Alla stampa di quello scritto, circolato anche negli Stati Uniti e in altri paesi, è seguito un dibattito su giornali e riviste letterarie. Dal convegno di Cagliari del 2012, momento culminante del Festival dei “Traghetti di poesia”, è uscito un secondo libretto, La faraona ripiena, a cura di Giuseppe Langella ed Elena Salibra, che ha visto il concorso di medici, matematici, filosofi, antropologi e psicanalisti, oltre che di poeti e critici, impegnati a discutere, dai rispettivi punti di vista, le tesi del “realismo terminale”. Nel 2013, all’interno di “Bookcity”, si è svolto un secondo convegno, a Milano, con la partecipazione anche di giovani laureati che hanno cominciato a studiare il fenomeno.
Nel 2014, infine, in occasione del Salone del Libro di Torino, è stato lanciato il manifesto che qui di seguito si riproduce
I Realisti Terminali al Salone del Libro di Torino (2014)
CRONISTORIA DEL REALISMO TERMINALE
Punto di partenza del movimento è il manifesto pubblicato da Guido Oldani nel 2010, intitolato appunto Il realismo terminale. Alla stampa di quello scritto, tradotto negli Stati Uniti e circolato anche in altri paesi, è seguito un dibattito su giornali e riviste letterarie. Dal convegno di Cagliari del 2012, momento culminante del festival dei “Traghetti di poesia”, è uscito un secondo libretto, La faraona ripiena, a cura di Giuseppe Langella ed Elena Salibra, che ha visto il concorso di medici, matematici, filosofi, antropologi e psicanalisti, oltre che di poeti e critici, impegnati a discutere, dai rispettivi punti di vista, le tesi del Realismo Terminale. Nel 2013, all’interno di Bookcity, si è svolto un secondo convegno, a Milano, i cui Atti si possono leggere in coda al Dizionarietto delle similitudini rovesciate. Pietra miliare nella storia del Realismo Terminale, la presentazione ufficiale del movimento al Salone del libro di Torino, il 10 maggio 2014, presso lo spazio dell’associazione Sant’Anselmo, con il lancio del Manifesto breve. Tra i firmatari di quel manifesto c’era Elena Salibra, già messa alle corde dal male che ce l’avrebbe strappata via pochi mesi dopo. Rendiamo un mesto omaggio all’amica non risanata, al suo solare sorriso.
Dopo Torino gli appuntamenti si sono moltiplicati, in una con la crescente attenzione suscitata dalle proposte innovative dei Realisti terminali. Molte le sedi, a Milano anzitutto, che hanno messo a disposizione del movimento i loro spazi: basti ricordare, tra le più frequentate, la Libreria Mursia, l’Esoterica, la Popolare di via Tadino, l’Officina Coviello, il CAM Garibaldi, Casa Lodi, l’Ostello Bello, il Parco Trotter, il Palazzo delle Stelline, il Teatro Franco Parenti e i Filodrammatici, ma anche il Castello Sforzesco per Bookcity, l’Università Statale, lo IULM e la Cattolica, e perfino l’abbazia di Chiaravalle e il convento dei padri domenicani di Santa Maria delle Grazie, custodi del Cenacolo di Leonardo. I Realisti terminali sono stati invitati al MUDEC, ospiti del Festival internazionale di Poesia, all’Università di Pisa, alla Casa della Poesia di Monza, a Roma, nella cornice suggestiva del Tempio di Adriano, per “Ritratti di Poesia”, e al Palazzo dei Congressi per la Fiera dell’Editoria, ad Alessandria per la Biennale di Poesia, a Cremona per il Summer Poetry Festival. Al Piccolo Museo della Poesia di Piacenza sono ormai di casa.
Nello spirito prismatico del convegno di Cagliari, il movimento si è venuto aprendo sempre più alle varie forme espressive, aggregando via via artisti, architetti, musicisti, uomini di teatro e gente di spettacolo. Un manifesto della pittura terminale, centrato sull’idea dirompente della “prospettiva rovesciata”, è stato presentato e discusso, il 22 marzo 2016, all’Accademia di Belle Arti di Carrara, per iniziativa di Massimo Silvotti. Ispirata alla visione del Realismo Terminale, anche la mostra collettiva organizzata dal maestro Stefano Pizzi nello spazio espositivo della ex-chiesa di San Carpoforo, in zona Brera a Milano. In occasione dell’inaugurazione della mostra, il 22 novembre 2013, il gruppo Percussioni Industriali ha eseguito la sinfonia Il realismo terminale. Da sempre vicino al movimento si è dimostrato anche il Museo del Fango, promosso dall’artista messinese Michele Cannaò. Sul versante teatrale, fin dal 2011 Gilberto Colla, il creatore della Torre dei Sogni, ha trasformato in spettacolo il Realismo Terminale, mettendo in scena, su testi di Oldani, Millennio terzo, nostra meraviglia. Fiancheggiatori del movimento sono anche l’attore e regista Corrado Calda e Aleardo Caliari col suo Teatro della Memoria, che con Oldani organizza un festival del teatro dialettale, “Lingua di calcestruzzo”, sostrato popolare dell’odierna babele linguistica. Segno, ultimo solo in ordine di tempo, dell’inarrestabile diffusione delle tesi del movimento, l’antologia Novecento non più. Verso il Realismo Terminale.
Il movimento ha preso anche diverse iniziative simpaticamente provocatorie, come il raduno sotto la statua di Carlo Porta, al Verziere, il 7 ottobre 2015, con la compagnia di Caliari; o l’happening del “Realismo in fiore”, il 21 marzo 2016, per la giornata mondiale della poesia, col gesto simbolico di deporre dei grandi e coloratissimi girasoli di carta nei cestini di piazza Duomo, a Milano. L’impegno civile dei Realisti Terminali si è tradotto, fra l’altro, nell’istituzione, nel 2011, del Tribunale della Poesia, che ha promosso annualmente “Il giorno dell’impiccato”, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni di vita nelle carceri. Il movimento si è battuto, inoltre, con manifestazioni, appelli e una raccolta di firme, per la liberazione di un regista, ingiustamente recluso in un ospedale psichiatrico a seguito di una sentenza di sapore kafkiano, e per la revisione del processo. Ha anche inoltrato, nel 2014, una petizione ai Presidenti del Parlamento e del Consiglio europeo per un intervento concreto dell’Unione a tutela delle minoranze etniche e religiose nel mondo. Il movimento ha stabilito anche fecondi rapporti col mondo della scuola, culminati nella “Palestra poetica” i cui frutti più significativi sono stati raccolti nel già citato Dizionarietto.
Punto di partenza del movimento è il manifesto pubblicato da Guido Oldani nel 2010, intitolato appunto Il realismo terminale. Alla stampa di quello scritto, tradotto negli Stati Uniti e circolato anche in altri paesi, è seguito un dibattito su giornali e riviste letterarie. Dal convegno di Cagliari del 2012, momento culminante del festival dei “Traghetti di poesia”, è uscito un secondo libretto, La faraona ripiena, a cura di Giuseppe Langella ed Elena Salibra, che ha visto il concorso di medici, matematici, filosofi, antropologi e psicanalisti, oltre che di poeti e critici, impegnati a discutere, dai rispettivi punti di vista, le tesi del Realismo Terminale. Nel 2013, all’interno di Bookcity, si è svolto un secondo convegno, a Milano, i cui Atti si possono leggere in coda al Dizionarietto delle similitudini rovesciate. Pietra miliare nella storia del Realismo Terminale, la presentazione ufficiale del movimento al Salone del libro di Torino, il 10 maggio 2014, presso lo spazio dell’associazione Sant’Anselmo, con il lancio del Manifesto breve. Tra i firmatari di quel manifesto c’era Elena Salibra, già messa alle corde dal male che ce l’avrebbe strappata via pochi mesi dopo. Rendiamo un mesto omaggio all’amica non risanata, al suo solare sorriso.
Dopo Torino gli appuntamenti si sono moltiplicati, in una con la crescente attenzione suscitata dalle proposte innovative dei Realisti terminali. Molte le sedi, a Milano anzitutto, che hanno messo a disposizione del movimento i loro spazi: basti ricordare, tra le più frequentate, la Libreria Mursia, l’Esoterica, la Popolare di via Tadino, l’Officina Coviello, il CAM Garibaldi, Casa Lodi, l’Ostello Bello, il Parco Trotter, il Palazzo delle Stelline, il Teatro Franco Parenti e i Filodrammatici, ma anche il Castello Sforzesco per Bookcity, l’Università Statale, lo IULM e la Cattolica, e perfino l’abbazia di Chiaravalle e il convento dei padri domenicani di Santa Maria delle Grazie, custodi del Cenacolo di Leonardo. I Realisti terminali sono stati invitati al MUDEC, ospiti del Festival internazionale di Poesia, all’Università di Pisa, alla Casa della Poesia di Monza, a Roma, nella cornice suggestiva del Tempio di Adriano, per “Ritratti di Poesia”, e al Palazzo dei Congressi per la Fiera dell’Editoria, ad Alessandria per la Biennale di Poesia, a Cremona per il Summer Poetry Festival. Al Piccolo Museo della Poesia di Piacenza sono ormai di casa.
Nello spirito prismatico del convegno di Cagliari, il movimento si è venuto aprendo sempre più alle varie forme espressive, aggregando via via artisti, architetti, musicisti, uomini di teatro e gente di spettacolo. Un manifesto della pittura terminale, centrato sull’idea dirompente della “prospettiva rovesciata”, è stato presentato e discusso, il 22 marzo 2016, all’Accademia di Belle Arti di Carrara, per iniziativa di Massimo Silvotti. Ispirata alla visione del Realismo Terminale, anche la mostra collettiva organizzata dal maestro Stefano Pizzi nello spazio espositivo della ex-chiesa di San Carpoforo, in zona Brera a Milano. In occasione dell’inaugurazione della mostra, il 22 novembre 2013, il gruppo Percussioni Industriali ha eseguito la sinfonia Il realismo terminale. Da sempre vicino al movimento si è dimostrato anche il Museo del Fango, promosso dall’artista messinese Michele Cannaò. Sul versante teatrale, fin dal 2011 Gilberto Colla, il creatore della Torre dei Sogni, ha trasformato in spettacolo il Realismo Terminale, mettendo in scena, su testi di Oldani, Millennio terzo, nostra meraviglia. Fiancheggiatori del movimento sono anche l’attore e regista Corrado Calda e Aleardo Caliari col suo Teatro della Memoria, che con Oldani organizza un festival del teatro dialettale, “Lingua di calcestruzzo”, sostrato popolare dell’odierna babele linguistica. Segno, ultimo solo in ordine di tempo, dell’inarrestabile diffusione delle tesi del movimento, l’antologia Novecento non più. Verso il Realismo Terminale.
Il movimento ha preso anche diverse iniziative simpaticamente provocatorie, come il raduno sotto la statua di Carlo Porta, al Verziere, il 7 ottobre 2015, con la compagnia di Caliari; o l’happening del “Realismo in fiore”, il 21 marzo 2016, per la giornata mondiale della poesia, col gesto simbolico di deporre dei grandi e coloratissimi girasoli di carta nei cestini di piazza Duomo, a Milano. L’impegno civile dei Realisti Terminali si è tradotto, fra l’altro, nell’istituzione, nel 2011, del Tribunale della Poesia, che ha promosso annualmente “Il giorno dell’impiccato”, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni di vita nelle carceri. Il movimento si è battuto, inoltre, con manifestazioni, appelli e una raccolta di firme, per la liberazione di un regista, ingiustamente recluso in un ospedale psichiatrico a seguito di una sentenza di sapore kafkiano, e per la revisione del processo. Ha anche inoltrato, nel 2014, una petizione ai Presidenti del Parlamento e del Consiglio europeo per un intervento concreto dell’Unione a tutela delle minoranze etniche e religiose nel mondo. Il movimento ha stabilito anche fecondi rapporti col mondo della scuola, culminati nella “Palestra poetica” i cui frutti più significativi sono stati raccolti nel già citato Dizionarietto.
A TESTA IN GIÙ
Manifesto breve del Realismo terminale
La Terra è in piena pandemia abitativa: il genere umano si sta ammassando in immense megalopoli, le “città continue” di calviniana memoria, contenitori post-umani, senza storia e senza volto.
La natura è stata messa ai margini, inghiottita o addomesticata. Nessuna azione ne prevede più l’esistenza. Non sappiamo più accendere un fuoco, zappare l’orto, mungere una mucca. I cibi sono in scatola, il latte in polvere, i contatti virtuali, il mondo racchiuso in un piccolo schermo. È il trionfo della vita artificiale.
Gli oggetti occupano tutto lo spazio abitabile, ci avvolgono come una camicia di forza. Essi ci sono diventati indispensabili. Senza di loro ci sentiremmo persi, non sapremmo più compiere il minimo atto. Perciò, affetti da una parossistica bulimia degli oggetti, ne facciamo incetta in maniera compulsiva. Da servi che erano, si sono trasformati nei nostri padroni; tanto che dominano anche il nostro immaginario.
L’invasione degli oggetti ha contribuito in maniera determinante a produrre l’estinzione dell’umanesimo. Ha generato dei mutamenti antropologici di portata epocale, alterando pesantemente le modalità di percezione del mondo, in quanto ogni nostra esperienza passa attraverso gli oggetti, è essenzialmente contatto con gli oggetti.
Di conseguenza, sono cambiati i nostri codici di riferimento, i parametri per la conoscenza del reale. In passato la pietra di paragone era, di norma, la natura, per cui si diceva: «ha gli occhi azzurri come il mare», «è forte come un toro», «corre come una lepre». Ora, invece, i modelli sono gli oggetti, onde «ha gli occhi di porcellana», «è forte come una ruspa scavatrice», «corre come una Ferrari». Il conio relativo è quello della “similitudine rovesciata”, mediante la quale il mondo può essere ridetto completamente daccapo.
La “similitudine rovesciata” è l’utensile per eccellenza del “realismo terminale”; il registro, la chiave di volta, è l’ironia. Ridiamo sull’orlo dell’abisso, non senza una residua speranza: che l’uomo, deriso, si ravveda. Vogliamo che, a forza di essere messo e tenuto a testa in giù, un po’ di sangue gli torni a irrorare il cervello. Perché la mente non sia solo una playstation.
Firmato
Guido Oldani
Giuseppe Langella
Elena Salibra
Manifesto breve del Realismo terminale
La Terra è in piena pandemia abitativa: il genere umano si sta ammassando in immense megalopoli, le “città continue” di calviniana memoria, contenitori post-umani, senza storia e senza volto.
La natura è stata messa ai margini, inghiottita o addomesticata. Nessuna azione ne prevede più l’esistenza. Non sappiamo più accendere un fuoco, zappare l’orto, mungere una mucca. I cibi sono in scatola, il latte in polvere, i contatti virtuali, il mondo racchiuso in un piccolo schermo. È il trionfo della vita artificiale.
Gli oggetti occupano tutto lo spazio abitabile, ci avvolgono come una camicia di forza. Essi ci sono diventati indispensabili. Senza di loro ci sentiremmo persi, non sapremmo più compiere il minimo atto. Perciò, affetti da una parossistica bulimia degli oggetti, ne facciamo incetta in maniera compulsiva. Da servi che erano, si sono trasformati nei nostri padroni; tanto che dominano anche il nostro immaginario.
L’invasione degli oggetti ha contribuito in maniera determinante a produrre l’estinzione dell’umanesimo. Ha generato dei mutamenti antropologici di portata epocale, alterando pesantemente le modalità di percezione del mondo, in quanto ogni nostra esperienza passa attraverso gli oggetti, è essenzialmente contatto con gli oggetti.
Di conseguenza, sono cambiati i nostri codici di riferimento, i parametri per la conoscenza del reale. In passato la pietra di paragone era, di norma, la natura, per cui si diceva: «ha gli occhi azzurri come il mare», «è forte come un toro», «corre come una lepre». Ora, invece, i modelli sono gli oggetti, onde «ha gli occhi di porcellana», «è forte come una ruspa scavatrice», «corre come una Ferrari». Il conio relativo è quello della “similitudine rovesciata”, mediante la quale il mondo può essere ridetto completamente daccapo.
La “similitudine rovesciata” è l’utensile per eccellenza del “realismo terminale”; il registro, la chiave di volta, è l’ironia. Ridiamo sull’orlo dell’abisso, non senza una residua speranza: che l’uomo, deriso, si ravveda. Vogliamo che, a forza di essere messo e tenuto a testa in giù, un po’ di sangue gli torni a irrorare il cervello. Perché la mente non sia solo una playstation.
Firmato
Guido Oldani
Giuseppe Langella
Elena Salibra
C-ottimisti
Ragionieri, stagiste, calciatori,
modelle, segretarie, tute blu,
lavoratori stagionali in nero,
siamo come padelle in mano a un cuoco,
che devono vedersela col fuoco,
congegni a molla cui dare la carica.
Pezzi di ricambio, o al massimo bijoux,
quando, pile esauste, non serviremo
più, ci smaltiranno in una discarica.
(Giuseppe Langella, 2015)
Ragionieri, stagiste, calciatori,
modelle, segretarie, tute blu,
lavoratori stagionali in nero,
siamo come padelle in mano a un cuoco,
che devono vedersela col fuoco,
congegni a molla cui dare la carica.
Pezzi di ricambio, o al massimo bijoux,
quando, pile esauste, non serviremo
più, ci smaltiranno in una discarica.
(Giuseppe Langella, 2015)
Realismo Terminale a Book City 2015- Milano
Ore 15.15 – Realismo Terminale. Interpretare il mondo partendo dalla Poesia
Secondo il Realismo terminale, ideato da Guido Oldani, la poca natura rimasta nella realtà imita fedelmente gli oggetti divenuti predominanti; si annulla la distanza tra l’uomo ed essi e si invertono così le similitudini. Alcune delle voci poetiche italiane più riconoscibili a livello internazionale parlano di come sia possibile interpretare il mondo a partire dalla poesia.
Con Guido Oldani e Giuseppe Langella.
Secondo il Realismo terminale, ideato da Guido Oldani, la poca natura rimasta nella realtà imita fedelmente gli oggetti divenuti predominanti; si annulla la distanza tra l’uomo ed essi e si invertono così le similitudini. Alcune delle voci poetiche italiane più riconoscibili a livello internazionale parlano di come sia possibile interpretare il mondo a partire dalla poesia.
Con Guido Oldani e Giuseppe Langella.
Fai clic qui per effettuare modifiche.
I Realisti Terminali, tra il serio e lo scanzonato, com'è nel loro stile, il 21 marzo 2017, in occasione della giornata mondiale della poesia, hanno tenuto a battesimo, presso "Casa Lodi", la loro antologia, Luci di posizione. Poesie per il nuovo millennio.
Qualche fotografia e un breve video del partecipato evento:
Per altre immagini dell'evento e altre informazioni è ora attiva anche una pagina FB: https://www.facebook.com/Realismo-terminale-298885037196077/
Segnalo sul Realismo Terminale anche questo link: http://www.lintellettualedissidente.it/letteratura-2/il-realismo-terminale-per-capire-la-poesia-contemporanea/